C’è una linea sottilissima tra l’essere un’ottima squadra ed essere una grande squadra. E la Juventus ne è l’esempio vivente nel nostro campionato, avendolo dimostrato ampiamente nella partita di martedì sera contro il Siviglia. Le grandi squadre sanno soffrire, sanno subire, se il risultato a fine partita è negativo sanno anche accettarlo. Ma anche subendo e soffrendo, sanno anche vincere.
Contro il Lione
Prima del Siviglia, ci era già “cascato” il Lione: partita dominata il lungo ed in largo, legni, rigore sbagliato da parte dei francesi. Si è vista forse una delle peggiori Juventus dell’anno assieme a quella del Renzo Barbera del 24 settembre. Ma le due partite hanno un qualcosa in comune, ossia il risultato finale: 0-1 per la Juventus. Nonostante tutto. Perché una grande squadra, oltre a saper subire e soffrire, deve anche saper vincere in uno stato di forma non eccelso. Proprio quando giochi male e vinci capisci di essere una grande squadra.
Contro il Siviglia
E contro il Siviglia lo ha nuovamente dimostrato, perché la partita per i bianconeri è stata complicata: dopo 10 minuti dal fischio iniziale dell’arbitro si è ritrovata sotto per un tiro da fuori area di Pareja che si è infilato nell’angolino basso alla destra di Buffon. A differenza delle partite con Lione e Palermo, contro il Siviglia non ci è stata un’effettiva sofferenza, perché il Sivlglia ha sì sovrastato la Juve a centrocampo, tenendo il pallino del gioco, vincendo i contrasti e arrivando per primi sulle seconde palle, ma non hanno mai messo in serio pericolo la porta di Buffon. Tutto questo fino al minuto 36 quando l’ex Palermo Franco Vazquez, già ammonito, ben pensa di commettere fallo in ripartenza su Khedira: secondo giallo e rosso. Lì, la partita cambia, perché dopo 10 minuti Mercado, anche lui un benpensante, trattiene vistosamente Bonucci dentro l’area: 1-1 con Marchisio e fischio di primo tempo. Nel secondo tempo la partita è difficile perché il Siviglia, con un uomo in meno, è costretto a difendersi e lo fa anche bene. Tanto è vero che il 2-1 di Bonucci arriva da fuori area dopo un’ottima chiusura, ma non perfetta (la palla non si ribatte mai per vie centrali, ditelo anche a Rugani) della difesa spagnola. Il 3-1 finale è di Mandzukic in contropiede quando ormai gli andalusi erano in proiezione offensiva alla disperata ricerca del gol del pareggio.
Se prendete come esempio la partita giocata dalla Roma contro il Real Madrid nel ritorno degli ottavi di finali della Champions League dello scorso anno al Bernabeu, i giallorossi hanno giocato un’ottima partita: chiusura, ripartenze e diverse occasioni da gol, anche nitide. Eppure il risultato finale è un 2-0 per il Real Madrid. È questo che fa della Juventus una grande squadra. Ha conquistato 6 punti fuori casa con Lione e Siviglia soffrendo. E finché sarà l’unica in Italia a riuscirci, è più che normale (e meritato) che gli scudetti siano tutti suoi.
[…] la Champions diretta, ci si aspetta nella prossima di poter davvero lottare alla pari con la Juventus ed è qui che sorgono alcuni dubbi, di certo non sulle qualità del tecnico, ma sulla gestione […]